Cimiteri ecosostenibili

La diffusione nel mondo di funerali ecologici e a basso impatto ambientale

Nella nostra epoca osserviamo una crescente attenzione nei confronti dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile, in misura decisamente superiore rispetto a quanto accadeva una decina di anni fa. Soprattutto negli ultimi tempi, si è potuto assistere ad un rinnovato interesse nei confronti delle tematiche del rispetto dell’ambiente e dell’ecosostenibilità, che si è tradotto in iniziative di varia natura in tutto il mondo, Italia compresa: dalla diffusione di prodotti realizzati con materiali riciclati, ecocompatibili e biodegradabili al miglioramento dei sistemi di raccolta differenziata, fino al crescente ricorso a tecnologie basate sulle energie rinnovabili e volte al risparmio energetico.

Questa maggiore sensibilità nei confronti dell’ambiente sta interessando trasversalmente tutti i settori della società e dell’economia. Una rivoluzione ‘verde’ che ha riguardato anche il comparto delle onoranze funebri, con sempre più imprese funebri che offrono i propri servizi nel rispetto dell’ambiente e la crescente diffusione di iniziative volte a ridurre l’impatto ambientale che l’organizzazione del funerale e la gestione della sepoltura naturalmente comportano.

Numerosi sono gli esempi di iniziative che, in Italia e nel mondo, si pongono a conferma del crescente interesse nei confronti dei cosiddetti funerali ecologici e, più in generale, di un modello in grado di conciliare le esigenze legate all’organizzazione della cerimonia funebre con quelle connesse alla tutela dell’ambiente e dell’intero ecosistema.

Tra le pratiche che limitano l’impatto sull’ambiente può essere annoverato innanzitutto il ricorso alla cremazione dei defunti, soluzione considerata più pulita ed ecologica rispetto alla tradizionale sepoltura. I motivi sono diversi: dalla riduzione degli spazi e dei costi destinati ai defunti al mancato ingombro e inquinamento dei terreni cimiteriali. Un altro elemento prezioso da considerare è poi la possibilità di ottenere energia dai forni crematori: i resti vengono bruciati ad alte temperature ed è possibile immagazzinare l’energia prodotta dalla combustione, con emissioni minime di fumi e polveri sull’ambiente.

Il ricorso alla cremazione come metodo di inumazione alternativo alla sepoltura ha cominciato a diffondersi nel mondo occidentale soprattutto alla fine del XX secolo, benché si tratti di un rito antichissimo e di una consuetidine millenaria, le cui origini si perdono nella storia e nelle tradizioni religiose. Oggi la cremazione dei defunti è la scelta di milioni di persone nel mondo. In Italia la cremazione è una pratica ancora relativamente poco diffusa, benché negli ultimi tempi si stia registrando una vera e propria inversione di tendenza (vero è che in alcuni comuni, come quello di Milano, il numero di cremazioni abbia persino superato quello delle sepolture), grazie anche alla sempre maggiore presenza di strutture attrezzate.

Tra le iniziative promosse per ridurre l’impatto ambientale legato al funerale vi è poi la produzione e commercializzazione di bare ecocompatibili, come alternativa ai classici cofani realizzati in legno massiccio. I benefici che ne derivano in termini di tutela ambientale sono notevoli: dalla preservazione degli alberi normalmente impiegati per la realizzazione dei cofani funebri alla completa biodegradabilità dei materiali usati per la sepoltura. In questo contesto si colloca ad esempio l’iniziativa del designer Bendt Stov, che in Danimarca ha lanciato una serie di bare e urne realizzate in materiali biodegradabili (come la carta riciclata). In altrettanto modo, va segnalato il progetto della società ARKA, che nel Regno Unito ha introdotto Ecopod, bara biodegradabile realizzata con materiali ecocompatibili come carta di giornali riciclata e polpa di gelso, idonea sia per sepolture tradizionali sia per cremazioni.

Vi sono poi vere e proprie forme di eco-sepoltura e inumazione verde, in cui si affida direttamente alla terra il corpo del caro estinto. A questo proposito, va sicuramente menzionata l’iniziativa della città di Blackley (nei pressi di Manchester, in Inghilterra), in cui è possibile visitare il primo cimitero ecosostenibile, in cui le tradizionali lapidi di marmo sono sostituite più semplicemente da pietre grezze o alberi su cui è inciso un numero, per identificare il luogo in cui si trovano le esequie del caro estinto. Il cimitero di Blackley, naturalmente, non è l’unico in cui viene effettuata la sepoltura naturale: solo nel Regno Unito si contano più di 200 cimiteri verdi che prevedono il riciclo naturale del corpo del defunto. E la ‘sepoltura verde’ è ad oggi praticata in tutto il mondo: dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia alla Nuova Zelanda.

Pur trattandosi di un fenomeno recente, va riconosciuto anche al nostro paese il merito di aver fatto un passo avanti verso funerali ecosostenibili e a minor impatto ambientale. Un evento di rilievo è ad esempio quello che si è tenuto nel 2011, a Venezia: il primo funerale ecologico con bare di cartone e urna di mais, sostanze ecocompatibili, biodegradabili e che, diversamente da quanto accade con i tradizionali cofani in legno verniciato, bruciando non producono alcun tipo di esalazione inquinante. Le ‘bare verdi’ del resto sono perfettamente legali in Italia da ormai diversi anni (a differenza delle inumazioni verdi, che invece nel nostro paese non sono consentite); alla luce di ciò si può facilmente pensare che il fatto di ricorrervi in modo ancora limitato nel nostro paese dipenda in gran parte dalla mancata conoscenza delle opzioni oggi disponibili.