Pubblicità e gioco d'azzardo, tra oneri e onori

Pubblicità e gioco d’azzardo, tra oneri e onori

«Oggi in commissione di Vigilanza Rai abbiamo votato per tutta la mattina un parere che da domani sarà disponibile sul tavolo del Governo, il quale deve tenerne conto, perché questa è l’indicazione fondamentale del Parlamento e se non lo farà schiaccerà per l’ennesima volta il volere dei cittadini. Cosa abbiamo votato stamattina? Il parere sul rinnovo della concessione del servizio pubblico alla Rai. Un atto che fissa alcuni punti di fondamentale importanza. La Rai non potrà più trasmettere gli spot sul gioco d’azzardo in nessun canale, in nessuna fascia oraria. Questo significa contrasto alla ludopatia», sono queste le parole di Roberto Fico, presidente della commissione bicamerale, su quanto avvenuto martedì. Quindi cambia totalmente e radicalmente il rapporto tra pubblicità e gioco d’azzardo, quantomeno per quel che riguarda la tv di Stato.

Ma il legame tra i due mondi è davvero così profondo? Proviamo a scoprirlo.

Alcuni dati contenuti in uno studio recente condotto da Agimeg-Nielsen spiegano in maniera esauriente la questione. Infatti gli operatori di gioco hanno speso 71,6 milioni di euro in pubblicità nel corso del 2016. Dato in crescita del 39,6% rispetto all’anno precedente, in cui la spesa registrata toccava i 51,3 milioni di euro. A farla da padrone è, senza alcun dubbio, la televisione, che, grazie anche alla spinta delle campagne istituzionali, ha toccato i 61 milioni. Davvero un abisso nei confronti dei 4,5 milioni di internet, dei 4 milioni dei quotidiani e del milione della radio. Una branca in cui stanno aumentando gli investimenti è sicuramente l’online.

A confermare il tutto sono anche le parole di Barbara Beltrami, global brand manager di Betsson Group: «Il gioco online viene spesso demonizzato, si parla di restrizione di pubblicità, di ludopatia, di gioco minorile, ma il nostro comparto è il più sicuro. Il settore sta crescendo bene, in modo sano, grazie all’azione del regolatore e degli operatori, che stanno portando il gioco illegale nel recinto del gioco legale. La priorità è far capire a politica e opinione pubblica ciò che si sta facendo nell’online, al fine di evitare che questa crescita positiva venga rovinata da provvedimenti ciechi e non ben calibrati».
Le scommesse sportive sono la tipologia di gaming dove la spesa è stata maggiore. Questo segmento ha fatto registrare un valore di 34,2 milioni di euro nel 2016, facendo registrare una crescita del 79% rispetto all’anno precedente. Immediatamente dietro ecco i giochi numerici, ossia Lotto, 10eLotto, Superenalotto, Win for life ecc. ecc., In questo caso la pubblicità ha toccato i 12,7 milioni e un +65% rispetto al 2015. Al terzo posto i giochi online, come casinò e bingo. Il risultato è dovuto a una spesa di 11,7 milioni, che ha fatto registrare un calo del 3%. Segno meno anche per il poker online, con investimenti pari a 3,1 milioni di euro, ma con un -7% rispetto al 2015. Insomma, stando agli ultimi, non è per nulla tutto oro quel luccica. E di certo, come in ogni settore che si rispetti, ci sono sia oneri che onori.

Foto: Pixabay