Pensiero positivo

La scienza dell’ottimismo

Ottimismo, pessimismo; bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto… Quanti luoghi comuni ruotano attorno a questo tema? Oggi la scienza ci sta fornendo sempre più preziose indicazioni, chiarendoci come il nostro atteggiamento possa interagire direttamente con la nostra realtà.
Già il fatto che la realizzazione delle peggiori aspettative degli individui pessimisti è una prova tangibile che ogni persona è in grado di influire, in qualche maniera, sul corso degli eventi, la dice lunga. Molti però si fermano lì e si convincono che sia più facile e più frequente manifestare episodi negativi anziché positivi.
Negli ultimi anni i progressi delle neuroscienze hanno stravolto gran parte delle teorie che conoscevamo riguardo la mente umana: circa l’80% di quello che gli scienziati credevano di sapere si è rilevato falso. Oggi, a differenza di un tempo, si dispone di sofisticati strumenti di scansione cerebrale che permettono di vedere in tempo reale come si comporta il nostro cervello nell’atto di pensare e capire anche il perché ripetiamo continuamente determinati atteggiamenti a noi sfavorevoli. Un tempo si credeva che la neuroplasticità, ovvero la capacità di creare nel cervello nuove connessioni sinaptiche (gruppi di neuroni che si collegano tra di loro), fosse un fenomeno limitato sino all’età dell’adolescenza. E’ stato invece appurato che questo processo dura per tutta la vita. In pratica il nostro cervello è in grado di creare nuove connessioni neuronali a qualunque età. Ogni pensiero ripetuto nel tempo rafforza i circuiti neuronali corrispondenti a quel pensiero stesso. Rafforzandosi si crea una convinzione.
neuroniLe persone pessimiste, che vedono realizzarsi esperienze negative con estrema frequenza, possiedono dei circuiti neuronali, o connessioni sinaptiche, orientati proprio su quegli schemi. E’ possibile però, tramite la consapevolezza e la volontà, modificare i nostri pensieri, magari in controtendenza a quelli abituali negativi, creando così nuove connessioni neuronali. Se questi nuovi pensieri vengono ripetuti, divengono delle vere e proprie convinzioni e di conseguenza avremo più occasioni di veder realizzare esperienze corrispondenti a tali convinzioni, nella stessa maniera in cui i pessimisti riescono quasi sempre a realizzare le loro peggiori aspettative. In pratica attraverso la neuroplasticità in cervello umano si programma e se i programmi abituali, le attuali convinzioni, non ci soddisfano, noi siamo in grado di modificarle, creando nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti. Quando il nostro cervello è programmati in una determinata direzione, la mente filtrerà un determinato tipo di informazioni e ne tralascerà altre. Ecco perché spesso accade, altre volte non ce ne accorgiamo nemmeno, di incontrare determinate persone, apprendere specifiche notizie dai giornali o dalla tv, anziché altre.

Una delle scoperte più sconvolgenti emerse sempre attraverso i moderni e sofisticati sistemi di scansione cerebrale, consiste nel fatto che vivere realmente una particolare esperienza o immaginarla solamente, per il cervello è quasi la stessa cosa. Si attivano infatti le stesse aree cerebrali e si creano o rafforzano i corrispondenti circuiti neuronali. A livello cosciente noi siamo consapevoli della finzione, ma una parte più profonda del cervello prende per vero anche ciò che non lo è. In pratica l’immaginazione è un ottimo mezzo per programmare il nostro cervello. La nostra mente è strutturata in modo tale da poter essere modificata in funzione delle possibilità di realizzazione nel corso della vita.

Purtroppo molte persone, pur venendo a conoscenza di queste nuove possibilità, difficilmente riescono a modificare come vorrebbero i propri atteggiamenti, essenzialmente per tre motivi: il primo è dovuto alle radicate convinzioni precedenti, non facili da scardinare; il secondo invece sta nell’errore di credere di concentrarsi su un particolare obiettivo, quando il realtà si prova la sensazione involontaria della sua mancanza. Ad esempio, ci si focalizza sul desiderio di una nuova casa e allo stesso tempo si crede di non avere le risorse necessarie per acquistarla veramente. I circuiti neuronali per rafforzarsi e creare nuove convinzioni durature, necessitano, oltre che del pensiero, di emozioni corrispondenti all’obiettivo già realizzato e non all’impossibilità di realizzarlo. La terza causa che solitamente comprometti i risultati desiderati risiede nella tendenza a farci condizionare esageratamente dalla realtà circostante, mentre invece sarebbe buona abitudine imparare a filtrare meglio determinate informazioni negative senza inquinare più di tanto il nostro stato emotivo generale. Nella gran parte dei casi non è l’imprevisto o una cattiva notizia a rovinarci il resto della giornata, ma la nostra continua attenzione coltivata su di essa.

Del resto una simile tesi viene sostenuta da millenni, quando nemmeno si poteva immaginare che un giorno potesse essere avvalorata dalla scienza, mediante sofisticate scansioni cerebrali, come avviene oggi. E non è nemmeno un caso che persino sui testi sacri, come ad esempio la Bibbia, ci siano citazioni come queste:

“Tutto quello che chiedete nella preghiera, credete di averlo già ottenuto e vi sarà concesso.”
(Marco 11,24).

Coltivare l’ottimismo e focalizzarsi sinceramente sui propri obiettivi, può consentire maggiori probabilità di realizzazione nella propria vita. Nessuno è condannato al peggio.
La neurofisiologia ci insegna anche che ogni tipo di pensiero genera a sua volta delle reazioni chimiche all’interno del nostra organismo, per cui persino il nostro sistema immunitario è condizionato dal nostro umore predominante. Persone abituate a coltivare ottimismo, hanno maggiore possibilità di superare determinate malattie, rispetto a un negativista cronico, soggetto persino alla depressione. Anche nelle malattie più serie, l’ottimismo si può rivelare un ottimo alleato alla terapia farmacologica.